Il 2019 non è stato un anno positivo per l’agricoltura italiana. È quanto emerge dalle prime stime diffuse dall’Istat sui conti economici dell’agricoltura nell’anno 2019.

La produzione agricola è calata in volume dell’1,3%, un calo che è stato determinato in particolare da eventi climatici sfavorevoli. Come conseguenza del calo produttivo il valore aggiunto ai prezzi di base è sceso del 2,7% in volume e le unità di lavoro sono diminuite dello 0,1%. I dati in particolare quelli sulla produzione e sul valore aggiunto sono negativi anche perché il confronto è con l’annata 2018 che fu particolarmente positiva e fece segnare diversi trend di recupero rispetto all’anno precedente.

Tra i singoli comparti infatti un calo vistoso si è registrato per il settore vino (-12,0%), comparto che paga il confronto con un anno molto positivo sotto il profilo produttivo come il 2018.

Diminuzioni rilevanti sono state messe a segno anche dalla frutta (-3%) e dai cereali (-2,6%). Mentre dinamiche positive sono state rilevate per le coltivazioni foraggere (+3,5%), per le patate (+2%) e gli ortaggi (+2%) mentre è proseguito il trend positivo delle attività secondarie (+1,3%) e delle attività dei servizi (+0,4%). Più contenuta, rispetto al 2018, la crescita sia dei prezzi alla produzione (+0,7% contro il +1,4% registrato l’anno precedente) sia di quelli relativi ai costi (input) sostenuti dagli agricoltori (+0,9%).

Le Unità di Lavoro (Ula) hanno subito un modesto calo (-0,1%), sintesi di un incremento dei lavoratori dipendenti (+0,4%) e di un calo di quelli indipendenti (-0,4%). Nonostante il calo il valore aggiunto dell’agricoltura italiana si colloca ancora ai vertici Ue. Secondo i dati resi noti dall’Istat nel 2019 il comparto agricolo europeo ha fatto registrare un incremento del volume della produzione dello 0,8%. Limitando l’analisi ai principali Paesi europei, la crescita più sostenuta si è avuta nel Regno Unito (+3,9%) e in Germania (+2,6%). Il volume della produzione ha subito, invece, una contrazione in Francia (-1,8%) e in Italia (-1,3%) mentre è rimasto sostanzialmente stabile in Spagna (+0,1%).