“È indispensabile fornire un sostegno urgente e coordinato ai Paesi in situazione di insicurezza alimentare”: è questa la richiesta congiunta, indirizzata alla comunità internazionale, dai leader della Banca mondiale, del Programma alimentare della FAO, del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
Il forte aumento dei prezzi delle materie prime agricole e la carenza di forniture – si sottolinea nel documento congiunto – “stanno spingendo milioni di persone verso la povertà e la denutrizione”.
Il Fondo monetario internazionale, in particolare, ha rivisto al ribasso le previsioni relative alla crescita economica su scala globale per quest’anno e per il 2023, sostenendo inoltre che, a causa della guerra in corso, sono attesi danni pesanti per i Paesi che più dipendono da Ucraina e Federazione Russa per le forniture di cereali e energia. In un recente rapporto del WTO si rileva che in Africa e nel Medio Oriente le importazioni di grano da Ucraina e Federazione Russa coprono il 50% del fabbisogno di cereali.
In alcuni Paesi africani già si registrano aumenti dei prezzi per i cereali tra il 50 e l’80%. Quasi la metà del grano gestito dal Programma alimentare mondiale della FAO arrivava dall’Ucraina. Senza un programma straordinario di aiuti, c’è il rischio di una crisi alimentare su scala internazionale che avrebbe pesanti conseguenze di ordine sociale e sul fronte dell’immigrazione clandestina.
Alla luce di questi scenari, c’è da chiedersi se il nuovo corso della PAC sia adeguato alle sfide alle quali l’Unione europea è chiamata a rispondere. Il potenziale produttivo dell’agricoltura europea, che è tra i più avanzati al mondo, e la competitività delle imprese che producono per il mercato vanno salvaguardati. Va anche ricordato che i capi di Stato e di governo della UE hanno preso posizione a favore della riduzione della dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli chiave e hanno chiesto alla Commissione di affrontare la questione della sicurezza alimentare globale. Non si tratta di rimettere in discussione gli obiettivi della transizione ambientale, ma di assicurare, come è possibile grazie alle innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ambientale dell’agricoltura europea con quella sociale ed economica.