Il presidente Sussi: “Nel Veronese situazione migliore, ma preoccupa la siccità”.
Lieve calo in Veneto nel 2022 per le superfici coltivate a riso e buone previsioni di semina nel Veronese per il 2023, mentre in provincia di Rovigo si stima un calo a causa della siccità, che ha condizionato fortemente la stagione 2022. Le due province assommano il 90% degli investimenti regionali: 2.100 ettari di coltivazioni nel territorio scaligero e 600 ettari in Polesine. L’anno scorso, a causa della carenza di piogge e delle alte temperature, la produzione finale si è attestata su 14.100 tonnellate di riso, con una perdita di quasi il 20% rispetto al 2021. I prezzi, invece, si sono mantenuti su livelli superiori rispetto all’anno precedente, con una media di 632,3 euro a tonnellata.
Spiega Filippo Sussi, presidente dei risicoltori di Confagricoltura Veneto: “Il 2022 è stato un anno difficile a causa dei problemi legati alla siccità. La carenza d’acqua e le temperature alte hanno condizionato pesantemente i raccolti. Nel Veronese sono stati riscontrati meno problemi di acqua, mentre nel Delta del Po le risaie si sono trovate completamente a secco per settimane, senza mancanza di piogge e con la risalita del cuneo salino. Ci auguriamo che per la prossima stagione si torni alla normalità. Le previsioni di semina sono abbastanza stabili, soprattutto in provincia di Verona, ma restano le preoccupazioni a causa della carenza idrica, che persiste. La straordinaria siccità del 2022 ha penalizzato fortemente gli invasi, che rimangono scarichi”. Più pessimista per la zona del Delta del Po Antonio Bezzi, componente della sezione risicoltori di Confagricoltura Veneto e presidente del Consorzio risicoltori polesani, che conta una decina di grandi aziende di seminativi tra Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro: “La situazione è addirittura peggiore dell’anno scorso. I bacini d’acqua, a cominciare da laghi e laghetti, hanno un livello molto basso e anche le riserve di neve in montagna non fanno ben sperare. Arriviamo da un’annata disastrosa, con le risaie in asciutta, rimaste senza una goccia d’acqua per parecchie settimane. I risicoltori vicino al mare si sono ritrovati con le piante annerite e hanno detto addio al raccolto, perché la portata del fiume Po era talmente bassa che il mare è entrato e ha salato tutto. Nel 2022 la superficie coltivata a riso, in provincia di Rovigo, è diminuita del 11,3%. Prevediamo anche per l’annata 2023 un ennesimo calo, perché in questa situazione di gravissima siccità molti agricoltori non se la sentono di spendere risorse senza la certezza di raccolto. Il dramma è che non sappiamo cosa seminare in alternativa, dato che senza la possibilità di irrigare anche il mais va in sofferenza, come si è visto l’estate scorsa”.