In vista della cosiddetta Fase 2, Confagricoltura Veneto chiede di accelerare, in presenza di adeguate condizioni di sicurezza, la ripresa dell’attività del canale Horeca, di vitale importanza per le aziende vitivinicole del Veneto, che stanno subendo gravi perdite legate alla chiusura di bar, ristoranti, hotel ed enoteche.
“I dati della filiera vino segnalano una perdita del 30 per cento delle vendite per le nostre aziende vitivinicole legata al canale Horeca – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. Il rinvio della ripresa delle attività di bar, enoteche e ristoranti sta avendo infatti conseguenze gravissime non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di piccole e medie imprese del comparto vitivinicolo nazionale, già alle prese con un export quasi completamente bloccato. Oggi più che mai il canale Horeca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole e per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. In caso contrario per molte imprese non ci sarà alcuna fase due. Bisogna cominciare a pensare alla riapertura di bar e ristoranti, impartendo al più presto tempistiche e linee guida precise sulle modalità”.
Giustiniani ricorda che il Veneto ha quasi 100.000 ettari a vigneto su 650.000 ettari nazionali e produce il 25% dei 46 milioni di ettolitri nazionali. I quattro mesi di fatturato mancante, immaginando che l’attuale sofferenza si protrarrà almeno fino a giugno, produrranno sui bilanci delle aziende un danno enorme. “Le vendite nella grande distribuzione, che stanno andando bene, non bastano a ridurre il danno – spiega Giustiniani -. Il vino venduto è infatti di fascia bassa, sia perché non abbiamo l’abitudine in Italia di comperare per il consumo a casa vini di alta fascia, sia perché la crisi induce al risparmio. Nel frattempo nelle vigne i tralci si allungano e i grappoli si stanno sviluppando e, se il mercato non riparte, tra un po’ dovremo chiederci dove mettere l’uva, se le nostre cantine saranno ancora piene. Abbiamo bisogno di risposte urgenti su aiuti e finanziamenti sia per la vendemmia verde, che per la distillazione”.
“È inaccettabile la riapertura delle attività ristorative al 1° giugno – aggiunge Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto -. Siamo al fianco del mondo del commercio e della ristorazione nel chiedere che si metta fine a questo infinito lockdown. Dal fior fiore di scienziati a disposizione del governo è lecito aspettarsi un sistema più innovativo rispetto a quello del restare barricati in casa messo in atto durante la peste del 1300. Da un mese assistiamo a un balletto indecoroso sulle ipotesi più svariate, a partire dai test sierologici per proseguire con la fantomatica app e la definizione di nuove zone rosse. Da cittadino del Veneto, una delle Regioni che si è dimostrata più lungimirante e che ha meglio gestito l’emergenza, ritengo che non si possa sopportare oltre questo tentennamento. Dobbiamo avere risposte e disponibilità certe sui finanziamenti e sugli aiuti che non si sono ancora visti. E, dato che è altrettanto certo che nessuno dispone di certezze sui rischi dell’epidemia, non resta che riprendere l’attività del mondo produttivo, con tutte le precauzioni, e con tutti i presidi atti a contenere o a circoscrivere eventuali nuovi focolai”