Sono stati pubblicati i dati ARPAV relativi al 2016 sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nelle acque sotterranee.
Complessivamente sono stati analizzati 196 punti per un totale di 217 campioni.
È stato rilevato almeno un composto in concentrazione superiore al limite di quantificazione di 10 ng/l in 20 punti, ed è interessante notare che alcuni punti sono lontani dall’area della contaminazione, ciò è in accordo con il fatto che questi composti, nell’ambiente, sono ubiquitari a bassissime concentrazioni, ciò vuol dire che si trovano un po’ dappertutto, proprio per le loro caratteristiche di resistenza e persistenza e al loro largo utilizzo.
Le diverse campagne di monitoraggio finora realizzate sul territorio regionale hanno permesso di evidenziare non solo una variabilità spaziale, ma anche temporale per i singoli punti di monitoraggio.
Se si escludono i punti dell’area interessata dall’inquinamento e i tre della provincia di Treviso, in cui sono state rilevate concentrazioni attorno ai 100 ng/l o più di PFAS totali in tutte o quasi le campagne eseguite, nella maggior parte dei punti in cui sono stati rilevati, sono stati trovati in tracce solamente in una o due occasioni.
L’acido perfluoroottanoico (PFOA) è risultato essere il congenere ritrovato più frequentemente e in maggior concentrazione, analogamente a quanto riscontrato nelle campagne precedenti; mentre l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS) è stato misurato in concentrazioni di poco superiori al limite di quantificazione di 10 ng/l, in soli sei punti, quattro ubicati nell’area dell’inquinamento, nei comuni di Brendola, Lonigo, Montebello Vicentino e Zermeghedo, uno a Verona e uno nel comune di Trecenta in provincia di Rovigo.
Il ritrovamento degli acidi perfluoroalchilcarbossilici a catena più lunga del PFOA è trascurabile anche nel 2016.
L’unica sostanza con concentrazione superiore a 500 ng/l è l’acido perfluoroottanoico (PFOA) in un pozzo a Lonigo (VI) e in uno di Montagnana (PD), entrambi all’interno dell’area contaminata.
Il pozzo di Lonigo è l’unico punto che, con una concentrazione media annua di 1008 ng/l di PFOA, è classificato in stato chimico non buono per il superamento del valore soglia di 500 ng/l.
Nel sito dell’ARPA Veneto è possibile scaricare la relazione che sintetizza i risultati delle due campagne realizzate nel 2016.