Nel 2018 i cinghiali eliminati dai selecontrollori del Parco dei Colli Euganei sono stati 1.130. Un numero in forte calo rispetto al 2017, quando gli abbattimenti furono 1.560. Un dato negativo, perché un rallentamento nell’attività delle catture non aiuta a risolvere la situazione sui colli, che rimane sempre molto critica. “Con questo trend il problema non si risolverà mai – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. A nostro avviso bisognerebbe raggiungere almeno i 2-3 mila prelievi annui per riuscire a incidere in maniera efficace. Dobbiamo purtroppo constatare che anche quest’anno si sta ripetendo un problema già avvenuto nel 2018, cioè la mancanza di personale addetto alla cattura nei primi mesi dell’anno, che sono molto importanti per il controllo della popolazione di cinghiali. Senza personale l’attività si blocca e così pure le catture. Noi auspichiamo che la Regione risolva questo inconveniente e che il piano di controllo continui secondo gli accordi, con un numero di abbattimenti significativo e costante, per riportare la popolazione animale a livelli tollerabili”. Che ci sia necessità di un intervento forte e deciso lo dice anche un recente studio del gruppo Enetwild Consortium, che gestisce per conto di Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, un progetto a livello europeo che mira ad analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica al bestiame e agli esseri umani. Secondo lo studio è prevedibile che, se non saranno prese in considerazione serie misure di riduzione della popolazione di cinghiali, il numero di esemplari di questa specie cresca in maniera esponenziale in Italia e in Europa, aumentando i danni e i rischi per la sicurezza alimentare e dell’incolumità delle persone.