Rimane pesante il “deficit idrico” per le aree irrigue in Veneto, dove mediamente sono state registrate precipitazioni tra i 20 e i 40 millimetri; l’anomalia è a meno 25-50 millimetri sui comprensori dei Consorzi di Bonifica Veneti. Il dato emerge dal bollettino mensile dell’Anbi Veneto del mese di Aprile. Il volume d’acqua nei principali serbatoi montani evidenzia ad aprile un leggero incremento rispetto a marzo, che risulta simile al 2017 (+0,5 millimetri cubi), poco inferiore al 2012 (- 5) e il doppio del 2003 (+17,5). La risorsa rimane comunque scarsa, in relazione all’andamento stagionale e in vista della stagione calda.

Per quanto riguarda i fiumi, al 30 aprile le portate sono state registrate su valori nettamente inferiori alle medie storiche (1994-2020): nell’Adige -60%, nel Po -63%, nel Brenta -70%, nel Bacchiglione -75%. Preoccupa inoltre la risalita del cuneo salino lungo i principali fiumi, con valori di salinità molto elevati, tali da richiedere, specie nei momenti di alta marea, la chiusura delle derivazioni irrigue, che arrivano a 10 chilometri nel tratto terminale di Po ed Adige, con ripercussioni per il Po anche a 25 chilometri dalla foce. Continua la fase di sofferenza dei livelli di falda, dopo un autunno e un inverno complessivamente avari di precipitazioni. Con una situazione di partenza già con livelli molto bassi, la situazione continua a peggiorare, registrando valori minimi.