La Regione Veneto aprirà due nuovi bandi, entro la fine dell’estate, per sostenere gli imprenditori agricoli che vogliono investire nell’energia rinnovabile. Lo ha annunciato Riccardo De Gobbi, della sezione Agroambiente della Regione, nel convegno “Diamo un futuro alle agroenergie in Veneto – Quale sviluppo per il fotovoltaico e il biogas nelle aziende agricole?”, che si è svolto lunedì 22 febbraio nella sede di Confagricoltura Padova.
“Due misure sono già partite con il Psr 2014-2020 – ha detto De Gobbi -: una a sostegno degli investimenti produttivi e un’altra per la realizzazione degli impianti di biogas. Prima dell’estate apriremo un nuovo bando dedicato specificatamente agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e prevalentemente in ambito zootecnico. La percentuale di contributo dovrebbe arrivare al 50 per cento, ma tutto è vincolato ad un accordo tra Ue e ministero dell’Agricoltura sulla coesistenza di contributi diversi. Dopo l’estate faremo partire un secondo bando che sarà dedicato alla cooperazione tra filiere, sostenendo i processi di aggregazione tra soggetti diversi per l’approvvigionamento di biomasse nel settore alimentare ed energetico nel settore industriale”.
Pienone di agricoltori in sala per conoscere gli orientamenti e le norme in itinere della Regione e del Governo, oltre ad aggiornamenti normativi e incentivi su un settore che negli ultimi anni ha vissuto un grande sviluppo ma ora rischia di essere affossato da vincoli normativi, pressione fiscale, burocrazia e leggi, come ha spiegato nell’introduzione Giovanni Musini, presidente della sezione Agroenergie di Confagricoltura Veneto.
“Il settore è partito nel decennio scorso con grandi speranze e investimenti dei nostri agricoltori veneti – ha ricordato Musini -, che con l’opportunità delle agroenergie sono riusciti a creare una nuova produzione all’interno di aziende che cominciavano ad essere segnate dalla crisi. Vedi le aziende zootecniche e del mais. Oggi, a causa di una regolamentazione confusa e dei costi di gestione e manutenzione in impennata, si rischia di far naufragare un intero sistema importante per l’agricoltura, l’ambiente e la riduzione delle emissioni”.
Il Veneto, al 31 dicembre 2015, conta 119 impianti alimentati a biogas in esercizio, pari ad una potenza termica installata di 245 megawatt (pari a 99 megawatt elettrici), oltre a nove impianti di biogas in costruzione e uno di biometano in istruttoria. Negli ultimi anni la Regione ha fatto la sua parte nel settore delle rinnovabili, emanando le linee guida per gli impianti e individuando i siti non idonei alla loro realizzazione, riscontrando problemi legati a rumori, polveri e traffico stradale, nonché irregolarità procedurali o gestionali: una cinquantina le sanzioni emesse.
Il problema è armonizzare le normative regionali con quelle nazionali ed europee, che tra burocrazia e ritardi faticano a tenere lo stesso passo. Donato Rotundo, di Confagricoltura, ha ricordato che sono molti gli accordi europei che puntano a ridurre le emissioni di CO2, come l’accordo di Parigi, il pacchetto clima energia e la Road Map 2050. Mancano però obiettivi certi e realistici, controlli e risorse. Sulla direttiva Nec, che ha stabilito i limiti nazionali per le emissioni di biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici e ammoniaca, Rotundo ha auspicato una maggiore flessibilità: “Bisogna evitare ripercussioni su alcuni settori come l’agricoltura – ha chiarito -. L’impatto delle misure, che dovrebbero essere finanziabili dallo sviluppo rurale, non deve comportare costi aggiuntivi significativi per le aziende agricole, che vanno tutelate”.
Grande ritardo anche nell’emanazione del decreto Fer, che regolamenta le fonti energetiche rinnovabili non fotovoltaiche. Roberta Papili, responsabile clima ed energia di Confagricoltura, ha spiegato che il decreto 6 luglio 2012 ha concluso il suo periodo di applicazione e ora sono necessari nuovi decreti per aprire procedure di aste e registro. Ma il nuovo decreto Fer è ancora in fase di approvazione a Bruxelles e coprirà solo il 2016. Nel frattempo si prosegue con le vecchie norme, ma si attendono nuove disposizioni che sono necessarie per far fronte al vuoto normativo.
Sebastiano Serra, della segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente, ha ammesso che il problema in Italia è la burocrazia, con il rimpallo di pareri e firme tra ministeri che rallenta normative e finanziamenti. Un peccato, perché nel Belpaese la produzione elettrica da rinnovabili vola, tanto che ad oggi è di gran lunga superiore agli obiettivi fissati al 2020. E le prospettive sono di crescita, soprattutto per quanto riguarda l’energia termica. In seguito alla massiccia espansione del fotovoltaico, il valore complessivo dei vari sistemi di incentivazione messi in piedi per le rinnovabili elettriche ha raggiunto un costo di circa 12 miliardi di euro/anno. Perciò, secondo Serra, in futuro sarà necessario riuscire a convogliare negli investimenti sulle rinnovabili anche i fondi privati, che vadano a integrare quelli pubblici. Burocrazia permettendo, sono in rampa di lancio parecchi provvedimenti per il settore: in corso di approvazione il conto termico con nuovi incentivi, che a breve andrà in Gazzetta Ufficiale, e i decreti sui certificati bianchi, sui sottoprodotti, sulla cumulabilità e sul monitoraggio delle emissioni. In dirittura d’arrivo anche il decreto Cot per l’esclusione del metano dal monitoraggio del parametro.
Informiamo che i materiali del convegno sono disponibili online sul sito di Confagricoltura Veneto.