Brexit, riforma della PAC e rappresentanza al centro del dibattito
La Giunta di Confagricoltura ha incontrato mercoledì 21 giugno il vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro.
Al centro del dibattito, l’apertura del negoziato per la Brexit, la riforma della politica agricola comune e il ruolo delle Organizzazioni agricole nella definizione delle politiche europee.
Per quanto riguarda la Brexit l’attenzione si è concentrata sul nuovo scenario che si è delineato dopo elezioni in Gran Bretagna, che presenta prospettive nuove anche per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano europeo.
C’è stata condivisione di idee sul fatto che la Pac debba essere ripensata attraverso strumenti nuovi e che le sfide che il mondo, la società, l’ambiente pongono davanti ai nostri agricoltori rendano necessario il mantenimento, se non un incremento, del budget che l’Unione europea dedica al settore agroalimentare.
Per Confagricoltura i pagamenti diretti dovranno continuare a costituire la colonna portante del sostegno della PAC, rivendendoli e facendoli diventare uno strumento in grado di garantire un’entrata finanziaria “di sicurezza” adeguata, nonché un supporto delle imprese che innovano, che danno occupazione, che investono e sono competitive sui mercati. Un secondo elemento chiave della futura PAC dovrà essere costituito da sistemi di gestione delle crisi che contino su regimi assicurativi più immediati, su strumenti di mercato più efficaci ed adattati alle nuove realtà economiche settoriali, a sistemi automatici di riduzione o controllo della produzione in momenti di crisi di mercato.
Infine, il ruolo delle Organizzazioni agricole a Bruxelles, che devono essere più presenti ed incisive nei luoghi dove si prendono le decisioni e far sentire la loro voce al pari di altre associazioni portatrici d’interessi.
“La prossima revisione di medio periodo e la futura Pac – ha detto Giansanti -ci dovranno vedere molto presenti nei tavoli in cui si deciderà il destino delle risorse economiche destinate alle nostre imprese. L’esperienza di Farm Europe dimostra come l’attività di lobby, se ben fatta, favorisca la produzione di leggi che vanno incontro agli interessi degli agricoltori.”