Dopo la prima stangata di ottobre su formaggi e salumi, il Veneto trema ora per i nuovi dazi minacciati da Donald Trump su vino e olio d’oliva che, secondo le prime ipotesi, potrebbero arrivare al 100 per cento del valore della merce. Una scure pesantissima, dato che gli Stati Uniti sono la prima destinazione, sia in volume che in valore, per il vino italiano, che esporta oltre 3,3 milioni di ettolitri pari a 2,2 miliardi di euro, e pure per il vino veneto, che esporta 444 milioni di euro di vino negli Usa.
«Ci sono timori – spiega Christian Marchesini, vicepresidente nazionale e presidente regionale della sezione vitivinicola di Confagricoltura– per un aggravamento di una situazione già non facile, appesantita da dazi, accise e tassazioni sull’export. Il trend del 2019 e del 2020 è che il valore dei vini esportati nei Paesi terzi vada a superare per la prima volta quello dei Paesi comunitari. Quindi il rischio dazi diventa sempre più decisivo nella nostra situazione commerciale. E se è vero che gli accordi con Giappone e Canada ci hanno favorito in modo importante, è palese che sia il mercato Usa che quello dell’Inghilterra ad oggi sono per noi fondamentali per quanto riguarda l’export. Siamo la prima regione produttiva in Italia, con 11 milioni di ettolitri, di cui oltre l’80 per cento di vini dop e quindi di alta qualità. Siamo quindi molto preoccupati per le possibili ricadute. Basti pensare alle 100 milioni di bottiglie di Prosecco doc (su 480 milioni di bottiglie complessive) inviate oltreoceano nel 2019 o all’Amarone della Valpolicella, che negli Usa ha una quota export pari a oltre 20 milioni di euro e come denominazione Valpolicella, comprendente l’intera gamma dei vini, vale il 20 per cento dell’export extracomunitario”.
Sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto: «Tutte queste situazioni di estrema insicurezza, dalle minacce dazi alla Brexit, non sono di aiuto per i nostri operatori. In caso di tariffe aggiuntive, c’è il rischio che il vino resti sul mercato interno, rischiano di saturarlo, o che i produttori vadano a cercare altri sbocchi all’estero, scatenando in ogni caso una guerra al ribasso dei prezzi». Confagricoltura si sta muovendo concretamente. Dopo aver incontrato più volte il commissario Ue al Commercio, Phil Hogan, martedì 14 gennaio volerà a Washington per avviare una trattativa che possa scongiurare ulteriori dazi: «I numerosi incontri tra il nostro presidente nazionale Massimiliano Giansanti e Hogan hanno dato i loro frutti – spiegano Marchesini e Giustiniani -, ma riponiamo molta speranza in un alleato oltreoceano: gli importatori americani. Anche loro sono preoccupati per la situazione, dato che verrebbero fortemente danneggiati da un innalzamento delle tariffe».