Elezioni Europee

L’analisi di Confagricoltura

 

Confagricoltura (su Italia Oggi) ha fatto un’analisi approfondita dello scenario europeo subito dopo le elezioni, evidenziando come, sebbene la nuova composizione del Parlamento Europeo non comporterà stravolgimenti radicali rispetto alla precedente, ci siano elementi rilevanti su cui è opportuno porre l’attenzione.

I risultati dei partiti di estrema destra in Francia e Germania potrebbero avere conseguenze importanti sulla definizione della futura Commissione Europea e sulla maggioranza necessaria per eleggere il futuro Presidente, tanto in seno al Parlamento che al Consiglio Europeo.

Confagricoltura sottolinea come nonostante le tre principali famiglie politiche europee, PPE SD RE, escano dal voto con una maggioranza sulla carta ampiamente sufficiente (399 con soglia minima fissata a 361), tuttavia le divisioni suggeriscano caldamente di aprire ad una quarta forza politica.

Sul fronte del Consiglio, l’indebolimento dei due leader che avrebbero dovuto orientare le scelte del Vertice Europeo di fine mese dedicato alle candidature apicali della futura governance dell’Unione Europea, potrebbe aggiungere un ulteriore elemento di criticità e incertezza.

Se altri governi europei escono malconci da queste elezioni, il governo italiano, invece, che ha dato prova di stabilità e di consolidamento, potrebbe e dovrebbe prendere la leadership e guidare la transizione verso la formazione del nuovo Collegio dei Commissari.

C’è poi l’incognita di quegli eurodeputati che al momento non fanno parte di alcun gruppo: sono più di cento eletti che potrebbero infatti entrare a fare parte di alcuni gruppi esistenti oppure dare vita a nuovi gruppi politici.

Il posizionamento del governo Meloni in questo quadro frammentato influenzerà sicuramente il peso dell’Italia nell’emiciclo di Strasburgo. Nella precedente legislatura più della metà dei nostri rappresentanti era fuori dalle tre grandi famiglie (popolare, socialdemocratica e liberale) che si sono suddivise le cariche apicali e hanno governato l’Europa e questo ha determinato una certa marginalizzazione.

La nuova configurazione costituisce un risultato importante, tuttavia soltanto un terzo dei nostri eletti siederà negli scranni delle forze politiche che continueranno a dettare la linea politica dell’UE. Anche per questa ragione, sarà fondamentale che il gruppo politico del quale fa parte il partito della premier, ECR, riesca a mitigare il peso delle componenti nazionali più radicali per essere accettato dalle altre forze politiche più rappresentative e provi a ritagliarsi un ruolo significativo.

L’Italia ha quindi la possibilità di giocare un ruolo di primaria importanza nel “plasmare” le Istituzioni europee: Parlamento, Commissione e Consiglio. E auspichiamo che si adoperi in tal senso per contribuire all’obiettivo di affidare al Commissario all’Agricoltura il ruolo di vicepresidente al fine di rafforzare il posizionamento del settore come asset strategico nei prossimi anni.