Le “quote latte”, anche se scompariranno dal prossimo primo aprile, fanno ancora discutere e creare problemi agli allevatori italiani e veneti.
Infatti, il 26 febbraio scorso la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per la gestione inadeguata che è stata attuata nel nostro Paese per il recupero dei prelievi derivanti dalla sovrapproduzione di latte.
La questione si trascina dal 1984 quando l’Unione europea inserì i tetti produttivi di latte con lo scopo di limitarne la produzione e attribuì le responsabilità dell’eventuale sovrapproduzione ai singoli allevatori. Secondo queste norme, i produttori che superavano la quota assegnata dovevano, e devono, pagare una multa sulle loro eccedenze produttive.
Purtroppo In Italia la produzione del latte non è stata gestita correttamente dai Governi che si sono succeduti e ciò ha creato situazioni che hanno portato a pesanti ripercussioni all’intero settore. Il nostro Paese ha, infatti, superato ogni anno dal 1995 al 2009 la quota nazionale di produzione di latte e pertanto ha dovuto versare alla Commissione europea un considerevole prelievo supplementare di ben 2.305 milioni di euro. Le “multe” dovevano essere pagate dai singoli produttori che avevano superato le loro quote individuali ma alcuni allevatori, sostenuti anche da compagini politiche, pur avendo prodotto del latte eccedente la loro quota, non hanno mai pagato il dovuto. La Commissione europea stima che l’Italia dovrebbe ancora recuperare sanzioni per 1.343 milioni di euro. “Quanto è successo ha penalizzato fortemente la stragrande maggioranza degli allevatori che per rispettare il loro limite produttivo hanno dovuto acquistare le quote e talvolta si sono indebitati e stanno ancora pagando adesso le rate del prestito contratto.
La mia Organizzazione agricola ha sempre sostenuto che se ci sono delle leggi e delle norme, le stesse vanno rispettate, anche se parallelamente ci siamo fortemente impegnati per il loro cambiamento e il superamento di regole non piu’ adatte ad un mercato globale. Non così si può dire di altre organizzazioni del mondo agricolo.” Questo il commento del Presidente della Sezione Economica lattiero-casearia di Confagricoltura Veneto Fabio Curto che aggiunge: “ In Italia è mancata in questi anni una programmazione e una seria politica per la nostra zootecnia e gli interventi governativi di questi giorni non hanno cambiato questa rotta di collisione per il nostro settore.
Come Confagricoltura Veneto siamo fortemente contrari alle nuove disposizioni relative al pagamento accoppiato per il comparto latte contenute nel nuovo decreto attuativo della PAC approvato negli scorsi giorni dal MIPAAF. Il decreto prevede che l’accesso ai contributi previsti è subordinato all’iscrizione ai Libri Genealogici e ai Controlli Funzionali, ma questo escluderebbe oggi quasi la metà degli allevatori italiani. Allevatori che allo stesso modo hanno la loro stalla regolarmente controllata così come il loro latte. Il Governo non deve entrare nel merito delle scelte aziendali d’impresa e discriminare gli allevatori fra quelli di serie “A” da quelli di serie “B”.
Gli allevatori che volessero percepire il premio dovrebbero iscriversi obbligatoriamente ai Libri genealogici con dei costi che assorbirebbero una buona parte del premio stesso.
Infatti, l’attività dei Controlli Funzionali è svolta in via esclusiva dall’AIA in un regime di monopolio previsto dalla legge 30/1991, la cui revisione –ricordo- era stata sollecitata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato già nel 2010 al fine di consentire ad altri soggetti idonei di garantire questo servizio.
Il paradosso è che dal primo aprile prossimo saremo esposti alla concorrenza di tutti i produttori di latte a livello internazionale e in Italia si limita per il settore la libertà d’impresa.
Auspico pertanto una sollecita revisione di questo Decreto e che la bozza del decreto “Fondo latte”
non vincoli ulteriormente gli allevatori italiani e veneti costringendoli a vincoli di adesione ad un piano di consulenza che sembrerebbe già indirizzato verso un soggetto ben determinato.
Il paradosso è che dal primo aprile prossimo saremo esposti alla concorrenza di tutti i produttori di latte a livello internazionale mentre in Italia si limita la libertà d’impresa per questo settore. Il Ministro all’agricoltura deve rendersi conto che stiamo attraversando un cambiamento “epocale”; ci deve essere una riorganizzazione del sistema allevatoriale che metta al centro l’allevatore e non le sue sovrastrutture, allevatore che deve affrontare le difficili sfide del prossimo futuro, consci dei crescenti costi di produzione e della spietata concorrenza dei Paesi che con più lungimiranza sono riusciti da anni a strutturare il loro sistema produttivo.”
Il Veneto produce 11,10 milioni di quintali che lo colloca al terzo posto in Italia dopo la Lombardia che rappresenta oltre il 40% della produzione nazionale e l’Emilia Romagna con il 16%. Il Veneto esprime, secondo stime di “Veneto Agricoltura”, un valore della produzione (ai prezzi di base del 2013) di quasi 450 milioni di euro. Secondo dati AGEA il numero delle aziende con produzione di latte presenti nel Veneto per la campagna 2013/2014 è di 3.515.
Secondo il Presidente Curto: ”La zootecnica nel Veneto non è solo un importante settore produttivo che fornisce prodotti tipici e di qualità, ma è anche un settore che influenza favorevolmente l’ambiente e il territorio con il regolare sfalcio dei prati e i pascolamenti delle malghe e permette, inoltre, di mantenere la fertilità dei terreni grazie all’apporto di sostanze organiche.
Il prezzo che è oggi remunerato alla stalla è molto basso per i nostri costi e anche la Regione del Veneto deve fare la sua parte. C’è l’esigenza che il nuovo PSR sia approvato quanto prima per dare modo alle aziende di investire migliorandosi nelle strutture dell’allevamento e rendersi più competitive sul mercato. La Regione deve stimolare l’aggregazione dei prodotti, essere garante della filiera in quanto oggi ci sono anelli della catena più deboli di altri al fine di valorizzare assieme il latte veneto. Abbiamo una Regione che ha il latte controllato, che si fregia di vari prodotti DOP e tipici come quello delle malghe che devono essere valorizzati e tutelati legandoli a quell’insieme di cultura, paesaggio e ambiente che è la territorialità veneta generata dalla storia e dall’intervento della nostra agricoltura.”