Il calo delle aziende è un aspetto ormai strutturale del comparto florovivaistico veneto, in linea con l’andamento del settore primario regionale. A questo, negli ultimi anni si è aggiunta anche una continua riduzione delle superfici coltivate, confermata anche nel 2018, mentre tengono le quantità prodotte e soprattutto il valore della produzione generato dalle aziende del comparto.

Nonostante alcuni segnali positivi, permangono tuttavia le difficoltà di mercato, fortemente influenzate dalla debolezza della domanda interna e da un gap competitivo con i principali competitor nazionali che le aziende faticano a colmare. Ciò significa che la fase di transizione e la ristrutturazione del settore sono ancora in atto e che il comparto fatica a trovare soluzioni migliorative per affrontare il mercato. È questo, in sintesi, quanto emerge dall’analisi annuale effettuata dagli esperti economici di Veneto Agricoltura, l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario.

Continua la flessione del numero di aziende venete attive, che nel 2018 si è attestato a 1.451 unità (-2,4% rispetto al 2017). La diminuzione delle aziende colpisce un po’ in tutti i diversi aggregati produttivi: il comparto del vivaismo ornamentale, dove si concentra il maggior numero di aziende (1.300 unità), registra una perdita del -2,7% rispetto al 2017.

Da segnalare che sono in aumento le aziende specializzate in un solo comparto produttivo, che nel 2018 sono state 777 unità (+4,7%), mentre sono in calo quelle attive in almeno due comparti (552 aziende, -2,6%) e soprattutto quelle che operano in tre o più comparti (131 unità, -30%): la fuoriuscita di aziende “generaliste” e la permanenza nell’arena competitiva di aziende maggiormente specializzate è un aspetto positivo per il comparto, che tende ad essere costituito da aziende più strutturate e organizzate.

La superficie destinata al florovivaismo in Veneto è ulteriormente diminuita, scendendo al di sotto dei 2.600 ettari coltivati (-4%). La flessione riguarda quasi esclusivamente le superfici coltivate in piena aria (1.930 ha, -5%), mentre quelle in coltura protetta registrano un calo più contenuto e si attestano a circa 650 ha (-1%).

Tuttavia, nota positiva, la produzione complessiva regionale viene stimata a circa 1,6 miliardi di pezzi, invariata rispetto al 2017.

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