“E’ un momento drammatico, l’anno prossimo le nostre aziende rischiano di chiudere e di lasciare a casa centinaia di lavoratori”, sostengono i tabacchicoltori veneti della Confagricoltura, riuniti la settimana scorsa a Verona per fare il punto sulla situazione del settore alla presenza del presidente Mario Guidi.

Da Padova a Vicenza, da Verona a Rovigo i coltivatori hanno espresso forti preoccupazioni per il ridimensionamento degli interventi comunitari. Per Confagricoltura inoltre vi è scarsa attenzione della Regione, nonostante il Veneto sia uno dei territori più importanti in Italia nel settore con 6.500 ettari coltivati. Tanta disattenzione causa il cosiddetto turismo del tabacco, che induce molti coltivatori a migrare in Umbria, regione più attenta nel sostenere la ristrutturazione e la riconversione delle aziende: i fondi del Psr veneto non sono pochi ma al tabacco sono riservate le briciole. Il contesto di incertezza è aggravato da una agguerrita concorrenza straniera, con la sovrapproduzione di Messico e Brasile e i costi ridotti all’osso di Bulgaria e Romania. Completano il quadro le multinazionali, che fanno il bello e cattivo tempo sul mercato stabilendo, sempre al ribasso, i costi di produzione.