Per l’agroalimentare italiano gli Usa rappresentano il primo mercato dopo i Paesi europei

Lo scorso 27 luglio 2025 in Scozia il presidente degli Usa, Donald Trump, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen hanno sancito l’accordo sui dazi doganali tra Stati Uniti e Unione Europea. Si tratta di un accordo politico, di cui non si conoscono ancora i dettagli, che prevede dazi generalizzati al 15% per la maggior parte dei settori produttivi, compreso l’agroalimentare.
L’Unione Europea ha scelto di accettare le condizioni poste dagli USA al fine di scongiurare la tassazione aggiuntiva -minacciata da Trump- del 30% su tutti i beni Ue esportati negli Stati Uniti, che avrebbe rappresentato un vero e proprio embargo alle produzioni europee. Nonostante il termine del 1° agosto per la definizione dei vari aspetti dell’accordo, si sta ancora trattando su varie questioni, comprese alcune che riguardano il settore agroalimentare.

Il dazio del 15% dovrebbe rappresentare il limite massimo di imposizione, perciò sostituire l’aliquota aggiuntiva del 10% imposta dallo scorso 1° aprile ed assorbire le eventuali aliquote precedenti.
Inoltre, sulla base delle dichiarazioni della presidente della Commissione Ue, si evince che sono stati concordati “Dazi zero-per-zero su una serie di prodotti strategici, tra i quali rientrano tutti gli aeromobili e i relativi componenti, alcuni prodotti chimici, alcuni farmaci generici, apparecchiature a semiconduttore, alcuni prodotti agricoli, risorse naturali e materie prime essenziali”.
Ad oggi non è stato ancora reso noto l’elenco dei prodotti agricoli Ue esentati dai dazi di ingresso negli Usa, mentre è noto un primo elenco di prodotti agricoli Usa che entreranno in Ue con dazio zero. Tra questi figurano frutta secca, soia, aragoste, pesce, formaggi, alcuni prodotti lattiero caseari, pet food, fertilizzanti e alcuni prodotti chimici, questi ultimi anche in funzione di alternativa alle forniture russe. Non sono inclusi in tale elenco: manzo, zucchero, etanolo e pollame.

Al momento per l’export di prodotti agricoli e agroalimentari la situazione è questa:
prodotti agricoli in senso stretto, aliquota al 15%, tranne alcuni prodotti da esentare di cui non si sa ancora nulla;
prodotti agricoli trasformati (formaggi, olio, conserve, eccetera), aliquota al 15%, dai quali per ora è escluso il vino;
vino ed altri alcolici, aliquota da definire.

Naturalmente tutti vorremmo che si arrivasse all’esenzione dal dazio sul il vino e su altri prodotti agricoli non trasformati, ma non sarà così semplice.
Ricordiamo che l’Italia nel 2024 ha esportato negli USA prodotti agroalimentari per 7,8 Miliardi di euro (1,9 MLD di vino). Secondo i dati del Rapporto 2024 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, realizzato dal Crea Politiche e Bioeconomia, “l’Italia è esportatore netto di prodotti agroalimentari verso gli Stati Uniti, che nel 2024 sono diventati il secondo mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano dopo la Germania, superando la Francia”. In tale conto ci sono sia i prodotti trasformati che quelli agricoli in senso stretto. Inoltre “Le esportazioni italiane verso gli Usa hanno raggiunto nel 2024 circa 7,9 miliardi di euro (l’11,5% dell’export agroalimentare complessivo), ma con marcate differenze tra i prodotti. Per alcuni prodotti, come sidro e Pecorino e Fiore Sardo (per i quali raggiunge circa il 60-70% nel 2024), l’incidenza del mercato statunitense risulta particolarmente elevata. Significativo anche il peso degli Usa sull’export di vino (24%, che supera il 30% per i vini Dop) e di olio extravergine di oliva (superiore al 30%) mentre esso è più contenuto per altri prodotti, come le conserve di pomodoro e il caffè torrefatto (inferiore al 10%)”. Sempre secondo il report del Crea “Nel 2024 l’Italia è al primo posto, tra i Paesi dell’Ue, come fornitore di prodotti agroalimentari per gli Usa, a conferma del ruolo di partner strategico per il mercato statunitense, con un rafforzamento, negli ultimi anni, della propria posizione competitiva”.