Agricoltori preoccupati per la diffusione della cimice asiatica, in aumento esponenziale nelle campagne vicentine. Nome scientifico Halyomorpha halys, si tratta di un insetto vorace e aggressivo arrivato dall’Asia che si riproduce velocemente e attacca qualsiasi pianta, devastando le colture in grande quantità. Le prime regioni ad esserne colpite, in Italia, sono state l’Emilia Romagna e il Piemonte, con qualche decina di casi registrati nel 2014. Tra l’anno scorso e quest’anno le devastazioni si sono moltiplicate in maniera esponenziale e hanno cominciato a diffondersi alle regioni vicine.
Nelle ultime settimane l’insetto si è spostato nel territorio veneto e ha cominciato a fare danni, intaccando i primi frutteti. Nel Vicentino si segnalano già i primi guasti agli ulivi, soprattutto nella zona dei colli Berici e, in particolare, di Barbarano Vicentino. “Tra gli agricoltori c’è apprensione – riferisce Andrea Cavazza, della sezione Viticoltori di Confagricoltura Vicenza -. Nelle campagne quest’anno c’è un aumento abnorme di cimici asiatiche, sulle viti e sui frutteti ma anche nei magazzini aziendali. Secondo me l’incremento arriva anche al 70 per cento. Per ora non hanno fatto danni all’uva, ma temiamo che con la prossima stagione possano cominciare a dare problemi. Sappiamo che stanno già attaccando gli ulivi e siamo solo agli inizi. Il timore è che con la prossima stagione, quando gli insetti si moltiplicheranno ulteriormente, la cimice cominci a diventare una vera minaccia per le nostre campagne”.
“La cimice asiatica attacca frutteti e colture con effetti disastrosi – conferma Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto -: il tessuto dei frutti in formazione viene interamente succhiato, causandone la deformazione e la marcescenza. Abbiamo iniziato a trovare l’insetto perfino sulle orticole, come i peperoni, e sulle fragole. Siamo molto preoccupati, perché la Halys non ha antagonisti naturali e rischia di diventare una grave minaccia per i nostri raccolti: sverna nelle case e negli anfratti riparati, quindi da marzo a fine estate continua a fare uova e si riproduce in maniera massiccia. La difesa chimica non è sufficiente, considerato il periodo lunghissimo in cui l’insetto alberga nei frutteti. L’unica vera possibilità di lotta, attualmente, è coprire gli impianti con reti chiuse, modificando e ampliando le protezioni presenti contro la grandine, ma si tratta di un investimento molto impegnativo per aziende in affanno. I frutticoltori non hanno liquidità, perché da anni lavorano in perdita. Chiediamo perciò alla Regione di attivarsi in tempo per affrontare la piaga, prevedendo nel Psr fondi appositi per l’adeguamento delle reti”.
Originaria dell’estremo Oriente, la cimice asiatica è arrivata negli Stati Uniti nel 2010, causando danni alle produzioni agricole per 37 milioni di dollari. In Italia è giunta seguendo le vie commerciali, intrufolandosi in scatoloni, cassette e bancali. Nel 2016 la cimice asiatica, che si riproduce quattro volte tanto quella nostrana, ha procurato un danno stimato dal 20 al 40 per cento della produzione al comparto delle pere emiliano.