Prezzi in calo e costi in aumento. Dopo un 2020 in cui il mercato è stato segnato fortemente dalla pandemia, il settore lattiero caseario torna in affanno a causa dei prezzi di produzione lievitati notevolmente e alle quotazioni del latte che sono nuovamente in discesa a causa dell’emergenza sanitaria e della chiusura pressoché totale del canale Horeca. A ciò va aggiunta la crescente disaffezione dei consumatori verso il latte vaccino – a causa di campagne mediatiche denigratorie e della promozione del consumo di proteine vegetali – con un calo degli acquisti del 5% annuo. “Siamo di fronte all’ennesima crisi che, rispetto alle precedenti, è certamente più grave perché somma un prezzo assolutamente inadeguato a costi per l’alimentazione lievitati a livelli mai visti”, spiegano gli allevatori di Confagricoltura. In particolare sono in forte rialzo i prezzi delle materie prime impiegate nell’alimentazione del bestiame, come soia e mais, e dei fertilizzanti. Per converso le quotazioni del latte sono insoddisfacenti, dato che i 36-37 centesimi al litro non riescono a far fronte a 45 centesimi di costi di produzione. Il problema grosso è l’eccesso di produzione di latte, con la Lombardia in testa che sta inondando il mercato, causando un ribasso dei prezzi sia del latte che dei formaggi. In pianura gli allevamenti, infatti, stanno aumentando il numero delle vacche per ridurre i costi, scatenando una gara a chi produce di più.
In Veneto nel 2020 il numero di allevamenti è sceso a 3.013 unità, con un -3,7% rispetto al 2019. In calo del 1,5% anche la produzione di Grana Padano nei caseifici veneti, particolarmente accentuata nelle province di Padova e Verona con -5%. Il prezzo annuo del latte nel 2020 è stato di 36,5 centesimi al litro, pari a -6% rispetto al 2019. Tra febbraio e giugno c’è stata una contrazione di circa il 10% per alcuni allevamenti collegati a caseifici specializzati nel fresco.