“Gli Ogm sono una delle tante opzioni da utilizzare nelle politiche di sviluppo dei Paesi Terzi e per combattere la fame nel mondo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi intervenendo a Mantova al convegno “La ricerca italiana rilancia la genetica in agricoltura”.
Guidi ha ricordato che, tra il 1961 e il 2005, mentre la popolazione mondiale cresceva del 111%, la produzione agricola è aumentata del 162%. Nel 1950 sulla Terra un miliardo di persone su un totale di due miliardi e mezzo soffriva la fame, mentre oggi lo stesso pianeta fornisce cibo a sufficienza per più di sei miliardi di persone, su un totale di sette miliardi. In circa sessanta anni la popolazione mondiale che soffriva di fame e malnutrizione è scesa dal 40 al 15%. “Ciò grazie ad una sola cosa: l’innovazione – ha detto Guidi- . E gli Ogm fanno parte di progresso tecnologico. Tutte le varietà e le specie che vengono utilizzate in agricoltura sono frutto dell’intervento di miglioramento genetico dell’uomo ed è difficile sostenere scientificamente che l’uso di un’ulteriore tecnica quale quella utilizzata per produrre Ogm, sia meno ‘naturale’ di quelle usate finora”. Guidi ha fatto quindi l’esempio del mais. La piralide è uno dei maggiori fattori di rischio di contaminazione anche per le aflatossine, dopo caldo e siccità. Le aflatossine, classificate come sicuramente cancerogene, sono più rare ma molto più tossiche delle fumonisine ed hanno la caratteristica di passare nel latte e quindi nei formaggi. Ad oggi le varietà di mais geneticamente modificate per resistere alla piralide sono il mezzo di gran lunga più efficiente per il suo controllo e sono stati ritenute sicure per l’uomo e l’ambiente dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dalle più credibili istituzioni internazionali. Da un punto di vista ambientale, inoltre, andrebbe considerato che il mais resistente alla piralide non solo riduce la distribuzione nell’ambiente di insetticidi non selettivi, ma richiede meno acqua, energia, concimi e agrofarmaci per essere prodotto, dal momento che a parità di input si ottiene il 10 percento in più di produzione.