Secondo l’ultimo rapporto Ismea, a sei mesi dall’inizio della crisi sanitaria sono evidenti gli impatti della pandemia sul comparto delle carni bovine. L’offerta nazionale di carne bovina, già in contrazione nel 2019 (-3,6%), nei primi sei mesi del 2020 accentua pesantemente la tendenza flessiva (-13,6%). Alla base di tale situazione tanti gli elementi concorrenti che si sommano alle difficoltà legate alla pandemia: dall’incertezza della domanda, alla pressione esercitata dalla concorrenza delle carni estere, alla sempre più incerta redditività.

Secondo i dati Istat, la riduzione della produzione nazionale di carne del 13,6%, si traduce in oltre 48 mila tonnellate di carne nazionale in meno prodotta, se a questo dato negativo si sommano le grosse perdite in termini di valore unitario che si stanno registrando negli allevamenti e nei macelli in questi sei mesi, è evidente che la filiera bovina registrerà perdite di valore a doppia cifra in questo 2020. L’alleggerimento dell’offerta nazionale e la minore importazione di prodotto estero non sono al momento sufficienti a far riprendere i prezzi in allevamento, tutti su livelli inferiori agli analoghi dello scorso anno (dal -1% dei vitelloni al -7% del vitello).
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