“L’economia italiana deve tornare a crescere e a creare più posti di lavoro per gli italiani. Per centrare l’obiettivo è indispensabile un piano strategico per il sistema agroalimentare italiano”. A chiederlo è il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in apertura dell’assemblea generale che si è svolta a Roma il 18 dicembre, dove è intervenuto il vice premier Matteo Salvini.
“Non ci accontentiamo di avere il primato, sia pure importante, delle indicazioni geografiche e di qualità -ha continuato Giansanti- se poi il valore delle nostre esportazioni di settore è inferiore a quello di Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Noi abbiamo una visione più ambiziosa per l’agricoltura italiana. E vogliamo realizzarla anche perché i nostri più diretti concorrenti non stanno fermi”.
Il ministro Salvini ha parlato alla platea di Confagricoltura: «Io guardo al futuro. Il prossimo commissario europeo indicato dal governo dovrà occuparsi direttamente di agricoltura» ha detto Salvini. «Anche su semplificazione, lavoro in agricoltura e visione dell’Europa abbiamo visioni comuni».
L’attenzione si è spostata poi sulla manovra di bilancio per il 2019 e sul contenzioso con le autorità di Bruxelles. “Dobbiamo riconoscere che il governo ha fatto significative aperture per evitare la procedura per debito eccessivo. Sarebbe difficile da comprendere, e da spiegare agli italiani, una bocciatura, che avrebbe anche un impatto assolutamente negativo sul sistema agroalimentare, con una perdita di fondi europei di almeno venti miliardi di euro” ha detto Giansanti. Per Confagricoltura sviluppo è sinonimo di lavoro, elemento distintivo e costitutivo del suo DNA e quindi il presidente Giansanti ha sottolineato l’eccessivo costo del lavoro, che rappresenta un limite rilevante alla competitività delle imprese. Un altro tema affrontato è stato quello dell’inadeguatezza del sistema burocratico. «Siamo oberati da adempimenti spesso inutili e controlli non esercitati unitariamente – ha detto Giansanti-. Nel recente incontro al tavolo delle piccole e medie imprese abbiamo chiaramente detto che è venuto il tempo di intervenire decisamente su una anomalia italiana che limita la competitività delle imprese».