Con il Ceta vengono tutelate ben 41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo e che, soprattutto, senza questo accordo non godevano di nessuna tutela sui mercati canadesi. Per questo Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha chiesto al Governo di valutare con la dovuta e necessaria attenzione gli effetti derivanti dalla mancata ratifica di questo importante accordo con una delle sette grandi economie del mondo.

Riteniamo opportuno che il Governo tenga conto delle istanze che vengono da un coordinamento che rappresenta oltre i due terzi delle aziende agricole italiane, pari al 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata e con oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate, e che è nettamente a favore della ratifica dell’accordo.

Senza il Ceta non si potrebbe verificare un aumento dei contingenti di export a dazio zero, e quindi una crescita esponenziale delle esportazioni italiane ed europee, e non si arriverebbe a una maggiore tutela per le produzioni agroalimentari nazionali, le cui denominazioni, al contrario, potrebbero essere liberamente usate dai canadesi. La fondamentale importanza del Ceta sta nel riconoscimento del principio delle indicazioni geografiche e del loro legame con il territorio; riconoscimento che, essendo frutto di trattative e mediazioni, non può essere ovviamente considerato una totale vittoria, ma che apre senza ombra di dubbio un grande spiraglio per un confronto approfondito e continuativo su questo tema. Analizzando l’importanza dell’accordo con il Canada in una prospettiva più ampia, il Ceta rappresenta un importante passo in avanti in tema di semplificazione e regolamentazione del commercio globale, poiché prevede una eliminazione di tariffe su oltre il 90% dei prodotti europei e l’avvio di un iter di confronto e cooperazione regolamentare. Il Ceta, inoltre, è il primo accordo di tipo misto e va pertanto ratificato da tutti i parlamenti nazionali affinché entri completamente in vigore; in questo senso, la mancata ratifica, oltre a creare disagi diplomatici e d’immagine tra l’Ue e il Canada, rappresenterebbe anche uno ‘strappo’ del Paese nei confronti del parlamento e dell’esecutivo comunitario, in una ottica di sintesi tra le istanze europee e quelle nazionali, in una fase tra l’altro delicata in cui discute della riforma della Pac.