Come si temeva, la cimice asiatica ha colpito anche le mele, causando un vero e proprio disastro sui frutteti del Basso Padovano, soprattutto tra Montagnana, Este e Monselice. Dalle mele estive Gala alle Stark Delicious, arrivando alle Golden che sono in raccolta e alle Fuji che si raccoglieranno tra un paio di settimane, gli insetti hanno causato un danno mediamente del 50 per cento. E già si teme la stessa fine per i kiwi, che si raccoglieranno in autunno.

“È un’altra mazzata, non sappiamo più che cosa fare – si dispera Davide Gemmo, frutticoltore e consigliere della zona di Montagnana di Confagricoltura. Prima abbiamo lasciato sugli alberi le ciliegie, flagellate dalla Drosophila Suzukii. Poi abbiamo buttato via tutto il raccolto delle pesche, divorate dalle cimici. Lo stesso è successo alle pere e adesso tocca alle mele. Le Golden hanno visibilmente i segni delle punture dell’insetto, che fa marcire i tessuti in formazione causando un effetto sughero. Non sappiamo neppure se verrà acquistato dall’industria da trasformazione per la purea o il succo. Anche sulle Fuji, che verranno raccolte a fine mese, vediamo già le cimici. Le reti anti-insetto hanno fatto poco o nulla. Va cercata una soluzione in fretta, perché non sappiamo più come chiudere i bilanci”.

Ad aggravare la situazione, il prezzo in ribasso delle Golden, che quest’anno è sceso in picchiata: in media 18 centesimi al chilo (22 solo per i grossi calibri) a fronte di un costo di produzione di 25-30. Prezzi in caduta anche per le mele estive, che dopo un buon avvio in luglio sono progressivamente peggiorati. Il mercato è invaso dalle mele di qualità scadente della Polonia, che hanno quasi azzerato i prezzi del prodotto da industria e da succo, e anche da quelle dell’Alto Adige, che stanno riempendo gli scaffali dei supermercati. Ai produttori non resta che tenere le casse nei frigoriferi, in attesa di vedere come evolverà il mercato nelle prossime settimane.

“Avevano prospettato un’annata in rimonta delle mele, dopo un 2017 segnato da rese basse a causa delle gelate e della forte siccità. Invece ci ritroviamo con metà frutta falcidiata dagli insetti e per quello che rimane ci pagano sempre meno – lamenta Gemmo -. È inutile decantare tanto il made in Italy se poi il nostro prodotto non viene sostenuto. Bisogna che gli agricoltori uniscano le forze e facciano pressione sui consorzi frutticoli, chiedendo una migliore tutela per i produttori, e lavorando anche sulla grande distribuzione, per permettere una valorizzazione delle mele locali. È a rischio una filiera che, tra addetti fissi e stagionali, occupa centinaia di persone”.

Secondo i dati di Veneto Agricoltura del 2017, la superficie coltivata a melo è in aumento nel Padovano (360 ettari, +2,9%).