Pac 2015 tra incertezze e ritardi: grave la responsabilità della Pubblica Amministrazione

Il grave ritardo accumulato dal nostro Paese relativamente all’applicazione della Pac è incomprensibile, ingiustificabile e molto dannoso per le nostre aziende agricole. Le responsabilità vanno ricercate nella esasperata complicazione dei regolamenti comunitari anzitutto, ma poi anche nell’incapacità, nell’inerzia e nell’inadeguatezza delle nostre amministrazioni pubbliche nel tentare di applicarli. Ministero, Regioni e quell’organo assurdo che è la Conferenza Stato-Regioni, dove tutti devono essere d’accordo per assumere una qualsiasi decisione, hanno una grave responsabilità in merito alla situazione di ritardo e di incertezza sulla Pac.

Stiamo cominciando le semine e non ci sono ancora certezze circa le superfici ammissibili, il calcolo del greening, il rapporto con le misure del Psr, l’agricoltore attivo, i premi accoppiati, l’impiego dei pascoli magri, ecc..

Il 19 febbraio la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un secondo decreto (vedi news della settimana scorsa) che ha modificato alcune decisioni assunte con l’assenso di quasi tutte le Regioni e contenute in un decreto di novembre 2014. Pensate che doveva essere tutto deciso entro il 1° agosto dello scorso anno…

Non parliamo poi degli applicativi informatici e delle istruzioni tecniche necessarie per gestire il cambio della vecchia alla nuova Pac. Si tratta di strumenti non ancora disponibili: quello che viene fatto oggi dai tecnici dei CAA rischia di essere cancellato domani da un aggiornamento informatico che modifica codici, matrici, mappali, superfici, ecc…

Siamo nella confusione più totale, ma entro il 15 aprile dovrebbe essere conclusa la ricognizione preventiva (potenziali beneficiari e potenziali superfici ammissibili) ed entro il 15 maggio essere presentate le domande per l’assegnazione dei nuovi titoli. Forse è il caso di chiedere già da subito all’Unione Europea una proroga dei termini per “circostanza eccezionale”, eventualità prevista dai regolamenti e che nel nostro caso è ascrivibile all’incapacità della nostra Pubblica Ammnistrazione di decidere e di programmare per tempo le cose da fare. Ma purtroppo per l’Italia si tratta di una “circostanza ordinaria” e quindi è anche possibile che respingano la domanda di proroga.

A parte la battuta, la situazione è veramente grave perché gli Agricoltori rischiano di sbagliare le scelte, in un passaggio cruciale della Pac, ricavandone fastidi burocratici e anche un danni economici.

Da questa situazione si ricava l’immagine di una Pubblica Amministrazione incapace e inadeguata. I tecnocrati della Unione Europea o quelli del Ministero dell’Agricoltura sanno come funzionano i cicli colturali? quando un’azienda programma ed esegue le semine? come ci si organizza in campagna e -ci permettiamo di dire- anche come ci si organizza negli uffici delle associazioni e dei CAA per consentire alle imprese agricole di rispettare le scadenze ed ottenere i diritti loro spettanti? No, da questa situazione emerge che non lo sanno!!