La Commissione Europea, a seguito dei previsti controlli sui contributi erogati da Agea, ha proceduto a una rettifica finanziaria del budget destinato all’agricoltura del “made in Italy” tagliando 550 milioni di euro. A motivare la decisione, tutta una serie di carenze messe in rilevo dalla Commissione Europea sulla condotta di Agea. Lacune che, nonostante i ripetuti rilievi, sono proseguite per anni e a cui l’agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura non ha ancora posto riparo. Di più, nelle missive che la direzione generale per l’agricoltura invia all’Italia, si sottolinea come i beneficiari di aiuti, a causa di queste continue inefficienze, subiscano ripetute sottrazioni di risorse. Di fatto, la Direzione Agricoltura fa emergere dall’analisi delle «non conformità» l’inadeguatezza della macchina amministrativa italiana nell’utilizzo corretto ed efficiente delle risorse comunitarie.

Le lettere inviate dalla direzione agricoltura Ue al governo italiano, per il tramite della sua rappresentanza a Bruxelles, sono quattro. La prima, datata 27 marzo 2018, definisce per l’ennesima volta non conformi alla normativa europea gli atti di domanda per il 2015 e il 2016, relativi al regime di aiuti diretti per superficie nell’ambito del Feaga (Fondo europeo agricolo di garanzia). E annuncia, per questo, un taglio da 360 milioni di euro ai finanziamenti europei. Bruxelles lamenta anche il mancato inoltro di dati e afferma che l’audit ha accertato «carenze sistematiche nella valutazione della superficie massima ammissibile per i prati permanenti». Ma anche il mancato rispetto del livello minimo di controlli in loco, il mancato ricevimento di informazioni sulla superficie dichiarata come prato permanente per il 2016 e il 2017 e l’impossibilità d condurre adeguati controlli circa il pagamento di inverdimento.
Una seconda lettera, invece, aggiunge agli oltre 360 milioni di euro destinati a «rettifica» per carenza di controlli e ritardi nella fornitura di documentazione, una ulteriore sforbiciata da oltre 93 milioni di euro per via «del mancato rispetto dei termini di pagamento, del superamento dei massimali e del superamento dei prelievi». Infine la Commissione rileva che, oltre ai controlli carenti sullo stato dell’agricoltore attivo, unico beneficiario abilitato all’incasso dei finanziamenti europei, le autorità italiane hanno fallito nel dimostrare che le procedure per l’individuazione degli agricoltori non attivi erano effettive. Per questo, Bruxelles ha chiesto indietro un importo pari a 78 milioni e 286 mila euro. Il totale dei tagli all’Italia si assesta così a oltre mezzo miliardo di euro.