Il Veneto è prima in Italia nella gestione e nell’uso dei fondi europei per lo sviluppo rurale con una spesa programmata di oltre un 1 miliardo di euro impegnato e 450 milioni già liquidati per 27 mila domande di aiuto finanziate e oltre 50 mila domande di pagamento evase.

Lo stato di avanzamento della spesa al 30 settembre è del 38,5 per cento contro il 13% a livello nazionale. Sono 67 i bandi attivati e 45 i giorni medi di attesa per ricevere i pagamenti. Poco più di un mese di attesa che rappresenta una sicurezza importante di liquidità per le attività agricole che puntano sull’innovazione, sul biologico, sulla agricoltura sostenibile.

Le risorse vengono per il 17% da fondi della Regione, per il 43% dall’Unione europea e per il 40 per cento dallo stato italiano per un progetto che mira a garantire 76 mila ettari di colture a basse emissioni di anidride carbonica; 2.100 nuovi giovani agricoltori avviati al lavoro; formazione per 73 mila agricoltori; la diffusione della banda larga per 320 mila cittadini; il rinnovamento di 2.200 aziende; lo sviluppo di 80 mila ettari di coltivazioni eco-sostenibili e 84 mila ettari di suolo sottoposto a messa in sicurezza.

Per un settore che rappresenta 15 miliardi di Pil e che fa spesso i conti con i danni causati dal maltempo e dai cambiamenti climatici, i finanziamenti del programma europeo hanno permesso di intervenire là dove ora si vive l’emergenza. Infatti 240 milioni di euro, circa il 37,4% va ad azioni di sostegno alle comunità montane e tra i progetti ci sono anche piani di rimboschimento.

I prossimi bandi, quelli del quarto trimestre 2018, vedono 3,25 milioni di investimenti per l’inserimento di giovani in montagna; altri 6 milioni di euro per migliorare nella montagna veneta la sostenibilità delle aziende agricole e 26 milioni e mezzo per il risparmio della risorsa idrica in agricoltura. 97 milioni vanno a progetti per le filiere corte, l’utilizzo di biomasse; le fattorie didattiche e la formazione.