Nubi nere sul comparto suinicolo. Dopo la pesantissima crisi di questa primavera a causa del lockdown, ora si affaccia una nuova congiuntura negativa, questa volta però a livello europeo e quindi molto più pesante da affrontare per le aziende del settore.
A lanciare l’allarme è Confagricoltura, che evidenzia le difficoltà che stanno mettendo a repentaglio un settore produttivo come quello suinicolo, fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare.
Sul fronte internazionale, la Peste Suina Africana, riscontrata a settembre in Germania su cinghiali selvatici, ha bloccato le esportazioni tedesche verso Cina, Giappone e Corea del Sud, ovvero i principali sbocchi commerciali. Sono rimaste quindi sul territorio europeo circa 60.000 tonnellate di carne ogni mese, pari al 50% della produzione mensile italiana. E proprio il nostro Paese, che ha un tasso di autosufficienza limitato al 63%, risulta essere uno dei mercati più appetibili: le quotazioni nazionali ne hanno già risentito, perdendo in poche settimane circa il 20% del valore.
Non solo, la scorsa settimana la Cina ha sospeso gli acquisti nei due più grandi macelli della Danimarca, causa Covid e, a dicembre, con lo scadere dei contratti, si teme che sospenda buona parte dei ritiri di carne da tutta Europa fino al Capodanno cinese, il 12 febbraio prossimo.
Andiamo incontro a un periodo di forte incertezza e surplus produttivi che hanno già colpito la Spagna, secondo produttore europeo di suini dopo la Germania. L’Europa si era preparata ad esportare grosse quantità di carne in Cina e oggi, invece, rischiamo il collasso.
Sul fronte interno i consumi nazionali sono di nuovo fermi e anche le prossime festività natalizie, con l’emergenza sanitaria in atto, non riescono a dare sprint al comparto.
Sempre in Italia si addensano ulteriori incertezze sulla piena applicazione delle disposizioni inerenti l’obbligo di etichettatura di origine delle carni suine trasformate, considerate le due deroghe previste dal DM e, da pochi giorni, da una circolare del MISE. A tutto ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime per l’alimentazione degli animali, che mette in ginocchio le imprese del comparto. È giunto il momento di mettere in campo tutte le iniziative possibili per arginare una crisi che potrebbe travolgere il settore indicando interventi sui prezzi dei suini, sullo stoccaggio pubblico o sull’acquisto delle produzioni da destinare agli indigenti.