Da più di una settimana, con la riapertura di bar e ristoranti, sono ripartiti gli ordinativi per il settore vitivinicolo, ma la sensazione degli imprenditori agricoli è che i consumi siano parecchio sottotono. Manca infatti all’appello tutto il settore turistico dall’estero che in questo periodo affollava città d’arte come Venezia e Verona, ma anche Vicenza e Padova e poi il lago di Garda, le città murate, il Delta del Po, i piccoli borghi e le località balneari. E parecchi ristoranti non hanno riaperto. Perciò c’è il timore che molto vino resterà in cantina.
Spiega Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto: “I distributori si stanno iniziando a muovere, ma la ripartenza è molto lenta. Alcuni ristoranti non hanno riaperto, altri fanno i conti con le misure del distanziamento sociale che riducono i posti. Inoltre anche da parte dei clienti c’è ancora un certo timore nel riprendere la vita di prima. Qualcosina si sta muovendo, ma la ripresa non sarà immediata. Capiremo nel giro di un mese se il turismo locale riuscirà a sopperire alla mancanza degli stranieri. Se le intenzioni, come sembra, sono quelle di fare le vacanze in Veneto, anche le attività turistiche potrebbero riprendere quota e a cascata pure il mondo vitivinicolo veneto”.