Più supporto ai Consorzi di tutela per promuovere le DOC

Più supporto ai consorzi di tutela, con aiuti dal punto di vista finanziario per le attività promozionali. E tutela a livello internazionale dei marchi, che rischiano di essere gravemente danneggiati dalla concorrenza sleale dei vini taroccati, venduti con nomi che evocano quelli della grande tradizione italiana.

Sono alcune delle richieste che oggi sono state messe sul tavolo dai principali consorzi di tutela delle doc venete nell’incontro promosso da Confagricoltura Veneto nella sede di Padova, al quale hanno preso parte Giuseppe Pan, assessore regionale all’Agricoltura e Alberto Zannol, dirigente della Regione Veneto. All’incontro erano presenti Christian Marchesini (presidente del consorzio Valpolicella e del settore vitivinicolo di Confagricoltura Veneto); Giordano Emo Capodilista (presidente di Confagricoltura Padova), Lorenzo Fidora (presidente del settore vitivinicolo di Confagricoltura Padova), Armando Serena (presidente del consorzio Asolo Montello); Innocente Nardi (presidente del consorzio Conegliano Valdobbiadene); Luca Giavi (direttore del consorzio Prosecco doc); Arturo Stocchetti (presidente del consorzio Soave); Franco Cristoforetti (presidente del consorzio Bardolino), Emanuele Calaon (presidente del consorzio Colli Euganei); Elisa Orrico (responsabile tecnico del consorzio Colli Berici). Erano presenti anche Gianluca Fregolent dell’Icqrf (ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) ed Ezio Pelisetti, Denis Giorgiutti e Guido Giacometti degli enti di certificazione (Valoritalia, Valoria e Siquria).

«I consorzi di tutela sono fondamentali per la gestione delle doc storiche e di quelle più recenti – ha spiegato Christian Marchesini -, che hanno portato il Veneto ad essere non solo la prima regione vitivinicola italiana, ma anche il quarto esportatore mondiale di vino in termini di valore e il sesto per volumi. È per questo che i consorzi devono essere sostenuti dalla Regione sul fronte promozionale, che rimane il cardine per il successo delle denominazioni. Molto importante è anche il sostegno nella lotta alla contraffazione, che trova ampi spazi di espansione sui mercati emergenti, che diventano terreni facili nello spacciare il falso made in Italy a consumatori non ancora esperti. Infine, per consolidare il successo, nei prossimi anni ci attendono sfide importanti, dal miglioramento della qualità alla sostenibilità, valore aggiunto ineludibile per andare incontro alle richieste dei consumatori orientati verso prodotti a basso impatto ambientale».

Giordano Emo Capodilista, presidente di Confagricoltura Padova, ha sottolineato che, in generale, il settore vitivinicolo veneto gode di buona salute, ma i fondi messi a disposizione per la promozione dalla Regione per il 2017 sono molto ridotti e servono, quindi, una maggiore oculatezza e coesione. «Non ha senso andare sparsi nelle fiere all’estero, curando ognuno il proprio campanile – ha ammonito -. Bisogna che la promozione per i vini sia il più possibile univoca, con una promozione della regione nel suo insieme enogastronomico, turistico e artistico che sia facile da vendere. Vanno aiutate anche le denominazioni più deboli, che faticano a stare su un mercato globale e reso sempre più difficile dai competitor dei Paesi emergenti. Abbiamo dei consorzi fantastici, ma è il momento di fare un passo in più, con il sostegno della Regione».

L’assessore Giuseppe Pan ha assicurato il massimo supporto su ogni fronte: «Tavole rotonde come queste sono molto importanti per il mondo del vino veneto, che fa girare un terzo dell’economia dell’intera regione. Come Regione stiamo investendo molto in promozione, con una misura del Piano di sviluppo rurale che ha messo a disposizione 11 milioni per la promozione del comparto. Le risorse vanno, però, finalizzate nei mercati in cui questi prodotti stanno avendo una marcia in più e in un rafforzamento della presenza alle fiere più importanti, come Prowein e Vinitaly. Quello che, a mio parere, è emerso oggi di interessante è che il settore vitivinicolo sta facendo uno sforzo importante per la sostenibilità, che significa più attenzione al territorio, magari puntando alla modifica di disciplinari che prevedano una revisione delle produzioni per dare più qualità e serenità ai consumatori finali. Ricordo che le previsioni dicono che una bottiglia su tre, entro il 2020, arriverà da agricoltura sostenibile o biologica».

Emanuele Calaon, presidente del consorzio Colli Euganei, ha attesto il buon traguardo raggiunto con 3 milioni di bottiglie, di cui 800.000 con la doc Fiori d’Arancio nelle sue diverse tipologie, 900.000 di Serprino e il rimanente diviso tra vini rossi e bianchi: «Stiamo investendo molto sul fattore ambientale con il neonato biodistretto Colli Euganei – ha detto -. L’obiettivo è di far diventare il nostro territorio come la perla del biologico, grazie ad un parco che può vantare una biodiversità con molti vigneti di contorno. Abbiamo bisogno però di fondi e del sostegno della Regione».

Lorenzo Fidora, presidente padovano del settore vitivinicolo di Confagricoltura: «Padova nel 1980 aveva 15.000 ettari di superficie vitata. Oggi ne ha 6.400. Credo che abbia ancora la possibilità di crescere, ma intanto rappresenta un esempio di come non si sia più puntato sulla quantità, ma sulla qualità. La vittoria del Veneto è stata quella di puntare sulla certificazione e sulla certezza del prodotto. Questo è il percorso su cui si deve continuare. Bisogna ripensare però agli investimenti sulla promozione, valorizzando anche le doc più piccole ma pregiate. Un vino come il Sarprino, che è un prosecco, andrebbe trattato con la realtà Prosecco per dargli più visibilità. Anche il Moscato Fiori d’arancio va ripensato e rilanciato in un’ottica di area più vasta e anche al di fuori della realtà padovana».

Secondo i dati di Veneto Agricoltura, il 90% del vino veneto è riconosciuto dai marchi Doc, Docg e Igt. Il Veneto si è confermato anche nel 2016 prima regione italiana per produzione di uva da vino, segnando un + 4% rispetto al 2015. La nostra regione si posiziona al 4° posto nella classifica mondiale dei maggiori esportatori di vino in termini di valore e al 6° per quantità. Davanti solo le tre corrazzate vitivinicole mondiali, ovvero Francia, Italia (Veneto incluso) e Spagna; dietro tutti gli altri Paesi della top ten: Cile, Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina, Portogallo e Sudafrica. La produzione di uva è aumentata del 4% rispetto alla già abbondante vendemmia del 2015, raggiungendo la quantità record di 13 milioni di quintali dai quali si dovrebbero ottenere circa 10,1 milioni di ettolitri di vino. Di questi, ben 8.064.000 quintali, i due terzi, diventano vino a Denominazione di origine (Doc e Docg), mentre 3.869.000 quintali sono trasformati in vini a Indicazione geografica tipica (Igt). Questi importanti risultati devono comunque tener conto dell’aumento dell’8% di nuove superfici a vigneto. Grazie all’acquisizione dei diritti d’impianto da altre regioni è aumentata la superficie vitata, che complessivamente nel Veneto supera gli 87.000 ettari, con Treviso (36.583) e Verona (28.502) che fanno la parte del leone.

Per quanto riguarda la produzione, la vendemmia 2016 ha superato i 13 milioni di quintali, di cui oltre 5.394 milioni prodotti in provincia di Treviso e 4.633 in provincia di Verona. A seguire Vicenza (1.237 milioni di quintali), Venezia (oltre 936.000), Padova (oltre 811.000), Rovigo (15.000) e Belluno (11.600). Tra le doc è il Prosecco imperatore assoluto del Veneto, seguito da Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Valpolicella, Soave, Bardolino, Venezia, Bianco di Custoza, Asolo-Prosecco, Colli Berici.