Giovedì 5 maggio migliaia di agricoltori hanno manifestato a Bologna, Roma e Catanzaro con Cia, Confagricoltura e Copagri sotto lo slogan “Ei fu…siccome immobile” per chiedere risposte urgenti contro lo stallo istituzionale sui problemi del settore. Gli agricoltori aspettano ancora 600 milioni di euro di pagamenti comunitari e scontano una burocrazia elefantiaca che costa 4 miliardi l’anno e prezzi sui campi anche dimezzati rispetto all’anno scorso. Nel frattempo l’embargo russo ha già fatto perdere al comparto 355 milioni di euro e il consumo di suolo continua a ritmi di 56 ettari al giorno.
Alla protesta di Bologna ha partecipato anche una delegazione di Confagricoltura Veneto, con le rappresentanze di tutte le province.
All’insegna dello slogan “Ei fu…siccome immobile”, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno lanciato un grido d’allarme, ricordando che dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario. Un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi “in campo”: i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica.