New Deal agroalimentare: nuovi studi confermano la riduzione delle produzioni senza benefici per l’ambiente

Un altro studio redatto da due professori dell’Università di Kiel, in Germania, conferma nella sostanza le conclusioni riportate nelle relazioni del dipartimento di Stato Usa all’Agricoltura (Usda) e dal Centro comune di ricerca (Jrc), organismo che fornisce consulenze scientifiche alla Commissione Ue, circa l’impatto della strategia Farm to Fork sull’economia del sistema agricolo europeo. Lo studio prevede un calo di circa il 20% della produzione di carni bovine, cereali e semi oleosi rispetto ai livelli attuali. La riduzione dell’offerta avrebbe un impatto considerevole sui prezzi al consumo che, per alcuni prodotti, potrebbero aumentare del 40-50%.

Tutto ciò senza ottenere miglioramenti sul piano climatico, in quanto la riduzione di emissioni prevista verrebbe annullata dal minore assorbimento di CO2 dovuto al calo produttivo e alle maggiori emissioni dei paesi terzi per le esportazioni aggiuntive.

Viene così confermato l’elevato rischio che gli strumenti del New Deal agroalimentare, tradotto nelle strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, causino una riduzione della produzione nell’UE ed un conseguente aumento dei prezzi al consumo, a vantaggio delle importazioni dai Paesi terzi.

Nonostante si riconosca che il sistema agricolo nell’UE sia tuttora il più performante a livello globale nella riduzione delle emissioni di carbonio (come indicano dati della FAO), è stato sottolineato che l’impegno ulteriore richiesto per il raggiungimento della neutralità climatica nel 2050 metterà seriamente in difficoltà gli agricoltori europei.

Il Copa-Cogeca, organismo che riunisce le associazioni e le cooperative agricole dell’UE, ha ribadito la contraddizione tra lo sforzo di riduzione delle emissioni nell’UE e lo “spostamento” delle stesse nei Paesi terzi, i quali eserciteranno una sempre maggiore pressione commerciale sull’UE, esportando prodotti che non rispettano i medesimi standard produttivi europei. Il risultato sarà una concorrenza scorretta a livello commerciale, sia dal punto di vista dei prezzi che della qualità dei prodotti che arriveranno sulle tavole della popolazione europea. È stato sottolineato che la decrescita non è un’opzione per gli agricoltori, a fronte dell’impegno degli Stati membri per raggiungere la sovranità alimentare e del crescente aumento della popolazione mondiale. La percezione “peggiorata” che l’opinione pubblica ha oggi dell’agricoltura, al cuore della nascita del progetto europeo, necessita di un intervento della scienza per mostrare il contributo positivo del settore alle sfide ambientali.