Campi allagati, colture a rischio malattie, frutta che cade dagli alberi e semine bloccate. Confagricoltura Padova continua a raccogliere le segnalazioni degli agricoltori per fare la conta dei danni dopo il nubifragio del fine settimana, che con oltre 150 millimetri di acqua ha aggravato una situazione già precaria a causa di un maggio piovoso e freddo, che ha visto crollare le minime anche a 7-8 gradi.
Il nubifragio ha fatto inoltre riemergere un problema annoso, cioè gli allagamenti lungo l’asta del Fratta Gorzone. “Sono stati allagati a macchia di leopardo oltre un migliaio di ettari compresi in una vasta area dell’Estense – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, i cui terreni a Sant’Urbano sono finiti sott’acqua -. Il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo in due giorni a prosciugare i campi immettendo l’acqua nel Gorzone, ma bastava un po’ di pioggia in più e l’acqua sarebbe rimasta nei terreni. Rimane irrisolto il problema di trovare alternative per asciugare i terreni. Il progetto della diversione idraulica, grazie al quale le acque verrebbero immesse nell’Adige, potrebbe essere una soluzione e ci auguriamo che possa vedere la luce quanto prima, ma non basta. Sono 80 anni che sul Fratta Gorzone non viene fatta una manutenzione efficace e approfondita. Gli argini sono ridotti in maniera spaventosa, gli alberi non vengono tagliati e ostruiscono il passaggio dell’acqua. Bisogna che il Genio Civile intervenga in maniera seria, tornando anche a rendere più operativo l’ufficio di Este, che è stato inspiegabilmente depotenziato. Il Basso Padovano è un territorio estremamente fragile ma importantissimo per l’economia provinciale, perciò gli enti e le istituzioni devono prendersene cura. Soprattutto adesso che il clima sta cambiando e assistiamo sempre più a eventi meteo imprevedibili e disastrosi”.
Per quanto riguarda le colture, la situazione è fortemente critica: “Le previsioni dicono che pioverà ancora fino a questo fine settimana e per l’agricoltura saranno guai seri – dice Barbetta -. La soia è ancora tutta da seminare e chi l’ha seminata ha buttato via tutto perché il seme non è riuscito ad attecchire. Siamo in ritardo di un mese ed è prevedibile che, date le condizioni del terreno e il clima, andremo a farlo in giugno. Un mese di ritardo che scombina i piani e ci costringerà a lavorare di rincorsa durante tutta la stagione. I frumenti si stanno riempendo di malattie funginee e siamo inoltre fermi con la sarchiatura delle barbabietole e del mais, fondamentale per contenere la crescita delle infestanti e mantenere il terreno soffice in superficie, con minor dispendio idrico. Inoltre le piantine di mais stanno soffrendo di asfissia”.
Qualche problema c’è anche per la frutta, come spiega Davide Gemmo, referente dei frutticoltori di Confagricoltura Padova di Montagnana: “Nelle pere è un disastro a causa della siccità invernale e poi a causa dell’andamento delle temperature più basse, perché stanno cadendo tutti i frutti. Le perdite saranno consistenti, anche del 50 per cento. Per le mele c’è stato anche il problema del vento forte, che ha causato molta cascola”.