Unione Europea e Cina hanno firmato nei giorni scorsi l’accordo che riconosce e tutela 100 Indicazioni Geografiche europee, di cui 26 riguardano prodotti italiani. E’ il primo traguardo del negoziato aperto nel 2010 che rappresenta, per il settore agroalimentare, una grande opportunità di business su un mercato in forte crescita e pronto ad apprezzare la qualità ineguagliabile dei nostri prodotti.

“In una fase di crescenti tensioni commerciali, la firma di oggi tra UE e Cina – commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti –  dimostra come gli accordi internazionali, opportunamente ponderati e basati su condizioni di reciprocità, possano essere di interesse e beneficio per entrambe le parti”.

Confagricoltura evidenzia che l’Italia è il quarto fornitore, nonché il quarto cliente della Repubblica Popolare Cinese nell’ambito dei Paesi europei. L’intero settore agroalimentare italiano vale in Cina 440 milioni di euro. La principale voce dell’export è rappresentata dai vini e dagli spumanti, con un valore di 127 milioni di euro nel 2018 e un trend in crescita.

L’intesa dovrebbe entrare in vigore entro il 2020, dopo il passaggio in Parlamento e in Consiglio UE. La lista delle Indicazioni Geografiche non è bloccata, infatti, potrà essere prossimamente estesa ad altre 175 Indicazioni Geografiche secondo la stessa procedura utilizzata per le prime 100 IG. Nell’elenco attualmente figurano, tra gli altri, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, l’Asiago, il Taleggio, il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele, la Mozzarella di Bufala Campana, il Pecorino Romano e il Gorgonzola, la Bresaola della Valtellina che concentrano la maggior parte dell’export in valore di prodotti alimentari Dop ed Igp italiani. Tra i vini, il Franciacorta, l’Asti, il Brunello di Montalcino, il Montepulciano d’Abruzzo, il Chianti, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco, il Bardolino superiore e il Soave.