Le misure di accompagnamento per le imprese vitivinicole che intendono affrontare i mercati internazionali, quali l’OCM Promozione, funzionano e i risultati dell’export enologico italiano lo dimostrano. Occorre tuttavia mantenere alta l’attenzione sulle strategie di crescita dell’Italia vitivinicola e delle imprese, monitorando consumi, prezzi, tendenze e politiche commerciali.
Il workshop “Vino e mercati terzi” organizzato da Confagricoltura a Palazzo della Valle a Roma ha illustrato lo scenario attuale, in particolare per i Paesi rientranti nel programma OCM.
La situazione del settore vitivinicolo italiano può essere così sintetizzata: il volume prodotto nell’ultima campagna è superiore del 30% rispetto alla precedente, i prezzi sono in calo costante, il mercato interno è fermo e l’export ha risultati positivi in valore ma, purtroppo, non altrettanto in volume.
Le esportazioni di vino a fine 2018 valgono 6,2 miliardi di euro (+3,3%). Si consolida il ruolo di traino degli spumanti, ma per i vini fermi il mercato è molto più statico.
In volume, le analisi di mercato presentano un trend delle esportazioni in calo dell’8% con circa 20 milioni di ettolitri. A soffrire di più sono appunto i vini fermi, che perdono il 5%.
Il principale mercato di sbocco per i vini italiani sono gli Stati Uniti, con 1,5 miliardi di euro e un trend in crescita. Sommando però il valore dell’export verso gli Stati Uniti con quello verso la Germania (circa 1 miliardo di euro) e il Regno Unito (0,8 miliardi) si arriva a 3,3 miliardi di euro: questo significa che più della metà del valore del vino esportato è venduto su tre sole piazze.
Elaborazione Confagricoltura su dati Istat